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Urbanistica e Sfera pubblica - Review - Un’operativa critica delle pratiche

by Ettore Donadoni

Critica operativa e critica delle pratiche
Quattro concrete esperienze di progettazione del territorio sono alla base di riflessioni mirate a definire un problema ormai evidente a quanti trattano la costruzione della città contemporanea: l’incapacità del progetto urbanistico di essere al centro del dibattito o, sempre più spesso, di essere ascoltato dall’opinione pubblica. Il testo ha l’intento di “Costruire un’operatività che non sia una scorciatoia”e fonda le proprie riflessioni su  quattro concrete esperienze progettuali raccontate come “schegge impazzite” di un processo in atto, mettendo in luce ogni volta un aspetto del rapporto problematico tra l’urbanistica, i processi organizzativi e la società. Si conclude con un’interpretazione delle pratiche e degli atteggiamenti perseguiti oggi dagli urbanisti nel confrontarsi con la sfera pubblica.

Una topografia degli atteggiamenti
Con la stessa lucidità che Cristina Bianchetti  aveva già in passato  dimostrato nel dipanare la complessa matassa delle interpretazioni dei fenomeni urbani e delle pratiche operative presenti nell’ambito dell’urbanistica contemporanea (in particolare le riflessioni contenute nel suo precedente testo Abitare la Città Contemporanea del 2003) differenti atteggiamenti vengono ora messi in relazione tra loro, cercandone i punti di contatto e modi di agire comuni. Operazione necessaria da cui emerge quanto, nonostante una molteplicità di punti di vista differenti, spesso anche in contrasto tra loro, le modalità di relazione con la sfera pubblica siano riconducibili sostanzialmente a tre: “impegno”, “immersione”, “evasione”. Tre parole che tentano di circoscrivere una notevole frammentarietà di intenti, non senza una necessaria dose di semplificazione e accademismo nel trattare un argomento di tale portata, che non può dirsi esaurito in questa topografia. L’intento è infatti quello di gettare un “ponte sul futuro”: cominciare a comprendere l’universo pulviscolare degli approcci al progetto, quali siano gli sviluppi futuri delle pratiche osservate, piuttosto che definire il quadro sinottico della situazione. Quella che viene proposta non è un’analisi dello stato della disciplina, quanto più un’interpretazione, ben documentata, del panorama disciplinare osservato dal suo interno; soggetta quindi a possibili cambiamenti e riconsiderazioni.

La frammentazione del panorama disciplinare
La problematica che emerge è una notevole difficoltà del pensiero progettuale ad articolarsi in rapporto al mutamento e all’indebolirsi dell’opinione pubblica, probabilmente a seguito del disfacimento di una sfera pubblica in grado di formulare considerazioni e critiche con uno sfondo argomentativo sufficientemente istruito e articolato, riguardo ai problemi di trasformazione della città. La disciplina come risposta rincorre l’emozionalità dell’opinione pubblica e spesso scivola in forme di populismo difficilmente distinguibili dal progressismo democratico. La pluralità dei linguaggi praticati rende, quindi gli urbanisti “scriventi senza destinatario”, incapaci di farsi intendere e ascoltare perché incapaci di rappresentarsi come un'unica figura di riferimento.

Una domanda aperta ai progettisti
La topografia tratteggiata, in cui sono riconosciute “forme differenti del rapporto tra progetto urbanistico e sfera pubblica”,  diventa quindi, per chi si occupa di territorio un importante strumento operativo, per capire la dimensione e la moltitudine di pensieri, sguardi, intenzioni in cui si è immersi quando si tratta la progettazione urbanistica. E’ strumento operativo perché dopo aver delineato un quadro delle problematicità in campo non tenta di offrire una facile via d’uscita. Piuttosto, dopo aver indicato una “soglia”, invita ad attraversarla demandando alla pratica dell’urbanista la ricerca di un percorso da intraprendere per far sì che esso ritorni ad essere partecipe ed ascoltato, riconosciuto all’interno dei sempre più complicati processi di costruzione dell’ambiente che abitiamo.


 

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