Browsing this web site you accept techinical and statistical cookies. close [ more info ]

Regole progettuali del sistema del verde urbano </br> Roma 5-6 Dicembre 2011, Università degli Studi Roma 3, Facoltà di Architettura

Esposizioni correlate alle Conferenza (I)

Università degli Studi di Roma Tre
Facoltà di Architettura
Roma, 5-15 Dicembre 2011

II. UN ALTRO VALLONE MORANZANI.
PROGETTI VIRTUALI E VISRTUOSI
a cura di Esther Giani con Valentina Covre e Irene Peron


Il progetto che viene qui mostrato è nato da un intento “dimostrativo”: rappresentare il potenziale di conoscenze e competenze che il sistema universitario può mettere a disposizione della collettività nell’affrontare le problematiche del territorio; in particolare, la Facoltà di Architettura di Venezia come straordinario centro di servizio per la propria Regione.

Il fatto che non siano pervenute richieste per quanto concerne l'ipotesi di trasformazione considerata - la riconfigurazione del Vallone Moranzani - si presta a varie riflessioni, la più benevola delle quali può essere quella della scarsa abitudine, la mancanza di consolidate relazioni, che impedisce alle amministrazioni locali, al mondo delle imprese, alle istituzioni che operano sul territorio, di considerare quale interlocutore tecnico, culturale e anche politico il sistema universitario presente storicamente.
L’insieme di laboratori, di ricercatori, di studenti, di docenti, di specialisti, in breve l’enorme potenziale tecnico, scientifico e le vaste esperienze culturali internazionali, giacciono in posizione confinata, estranea ai processi di trasformazione in atto e solo raramente, episodicamente, in grazia di personali e generosi rapporti vengono, in misura circoscritta, impegnate.
Crediamo che questa responsabilità, gestionale, economica, sia innanzitutto uno snodo politico da considerare per il futuro.

In una fase storica che vede la competizione, a tutti i livelli — e quello interno al sistema universitario nazionale diventerà tra i più aspramente coinvolti — farsi pressante, non impiegare le risorse che la nostra Scuola può mettere in campo, a favore della comunità insediata, implica responsabilità non più eludibili. Che si tratti di responsabilità da condividere non vi è dubbio: l’Accademia, troppo a lungo appartata e intenta ad una autoreferenzialità sterile, non appagante e spesso involutiva, ha certamente colpe; ma la congiuntura critica, che investe in modo pervasivo ogni settore produttivo (compresi i distretti culturali) è l’occasione per un coinvolgimento che vede attivarsi nuove politiche sinergiche.
L’Innovazione e la Ricerca sono le ambigue parole d’ordine di possibili dinamiche dialettiche, ma non è su questo terreno che la nostra Scuola può rivendicare un proprio ruolo: il vero campo di confronto è quello della Qualità.
Nel riconoscere la scarsa comunicazione che, in un passato che ci auguriamo sia ormai alle spalle, ha caratterizzato l’istituzione universitaria nei suoi rapporti con la società civile, dobbiamo altresì sottolineare la sclerotizzazione che le amministrazioni locali hanno subito, nel ritenere il Progetto un momento secondario rispetto al complesso delle politiche di intervento; soprattutto nel ritenere di potersi affidare a un sistema collaudato (e oligopolistico) di strutture professionali, per così dire, organiche, in grado di assicurare tempi contratti alle “procedure del progetto”.


L'ipotesi da noi svolta, nell’unità di ricerca sopra indicata, nasce come occasione progettuale auto commessa, in assenza di qualunque input, al solo scopo di provocare una riflessione su di un tema certamente strategico, che richiede competenze interdisciplinari a livelli molto alti, certamente non rintracciabili in un contesto professionale, sia pure di alto profilo. Quello che si intende sottolineare è che l’Università non può e non deve sostituirsi alla professionalità presente sul territorio, ma deve però precederla: l’intreccio di saperi che è richiesto, in alcune occasioni di intervento, di trasformazione, è di tale ricchezza da non poter essere affrontato se non all’interno di una struttura pubblica, ove è possibile con immediatezza - e a costi contenutissimi (questa accentuazione va posta in massima evidenza) - tutte le necessarie competenze, ai massimi livelli disponibili, le informazioni, gli aggiornamenti e le strumentazioni più avanzate al servizio della pubblica utilità. A prescindere dal valore del progetto che presentiamo, il cui intento - come detto in premessa - è solo dimostrativo, ci auguriamo che sia possibile riportare al centro dei comuni interessi, tra la Scuola e la Pubblica Amministrazione, un proposito di collaborazione e di sinergia, di reciproco accreditamento, che possa evolversi positivamente restituendo motivazioni e interessi, in una pratica virtuosa che sperimenti modalità operative rimaste, purtroppo, fino ad ora quasi inedite.