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Tirana, una città emergente. Politiche urbane, Piani e Progetti - Review

by Francesco Gastaldi

Il libro di Giovanni Sergi sullo sviluppo urbano di Tirana ricostruisce con un articolato apparato documentario le principali fasi della crescita della città fino all’odierna Grande Tirana con i suoi oltre 800.000 abitanti. L’analisi delle vicende urbanistiche, politiche e sociali, porta ad evidenziare i limiti e gli errori sia dalla pianificazione autoritaria del fascismo italiano che quelli della pianificazione, altrettanto autoritaria, messa a punto del regime di Enver Hoxha a partire dal 1944. Evidenzia i risultati prodotti di un modello di sviluppo basato, dopo il 1990, sui piccoli capitali privati albanesi e su un modello liberista proposto da WB e EBRD.

L’interesse di questo libro è dato da alcune principali ragioni:
1. la prima riguarda la messa a punto di una ricostruzione dettagliata e documentata delle politiche e dei piani urbanistici realizzati sino ad oggi per governare lo sviluppo di questa città dei Balcani diventata capitale dell’Albania nel 1920;
2. la seconda riguarda la possibilità di aprire una riflessione su una realtà urbana importante come Tirana che dal 1945 la cultura urbanistica ufficiale italiana ha sostanzialmente trascurato di analizzare e discutere probabilmente per una sorta di ritrosia ad analizzare criticamente le cause dei modesti risultati ottenuti dalla politica urbanistica attuata, per 45 lunghi anni, dal regime di Enver Hoxha per l’intero sistema delle città albanesi;
3. la terza ragione riguarda la difficoltà ad aprire un dibattito sul modello di sviluppo economico e  sociale grazie al quale l’Albania ha potuto passare in meno di dieci anni da uno stato di assoluta povertà determinata dal fallimento nel 1990 del modello sovietico ad un forte sviluppo economico attribuibile all’applicazione di un modello liberista voluto dai diversi governi albanesi e sostenuto dai più importanti organismi internazionali a partire dalla Banca Mondiale WB e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo EBRD.

A seguito della caduta del regime fascista la guerra partigiana albanese portò al potere nel 1944 il Partito del Lavoro. Il regime di Enver Hoxha (1908-1985) segretario generale del Partito aveva fatto riferimento prima al modello dell’Unione Sovietica stalinista, poi al modello del comunismo cinese e, nella sua ultima fase, ad un comunismo nazionalista ed autarchico che lo aveva condotto ad una situazione di duro isolamento internazionale e poi ad un crollo causato da una gravissima crisi economica. La politica di “modernizzazione” della società albanese venne sviluppata con forte determinazione dal regime albanese che a partire dal 1944 iniziò una politica di riforme che portarono alla nazionalizzazione della quasi totalità dei terreni agricoli e di una grande parte dei terreni e degli immobili urbani. Una politica di sistematica trasformazione della società portò a realizzare per le città e i piccoli centri dell’Albania politiche, piani urbanistici e progetti edilizi sostanzialmente mutuati dai modelli dell’urbanistica e dell’architettura “razionalista” dell’Europa dell’Est. Si deve riconoscere al regime di Enver Hoxha di avere avuto la capacità di imporre un efficace modello di controllo e razionalizzazione delle dinamiche sia della modesta crescita dell’economia che dell’urbanizzazione del territorio sino al crollo nel 1990. I prezzi pagati dalla società albanese per tale modello “equilibrato” ed egualitarista imposto con i metodi tipici di una dittatura sono stati però altissimi.
Le conseguenze sono state non solo una totale mancanza di democrazia e un durissimo isolamento internazionale ma anche una politica che ha sistematicamente cercato di trasformare le basi culturali ed identitarie del popolo albanese e di imporre una sorta di Ateismo di Stato. La caduta del regime nel 1990 ha trascinato in pochi mesi la società albanese in una situazione di vuoto istituzionale e di disorientamento politico ideologico che produsse conseguenze drammatiche. Fortissima crisi economica, con scomparsa delle attività agricole e manifatturiere e collasso dell’amministrazione pubblica. In pochi mesi si attivarono fenomeni migratori che portarono all’estero circa un milione di persone, per la maggior parte giovani, su una popolazione totale di tre milioni e mezzo di abitanti.
L’intervento dei grandi organismi internazionali quali WB e EBRD ed altri portò attraverso i diversi governi albanesi ad una politica rigidamente liberista. La ri-privatizzazione delle terre agricole determinò immediatamente il collasso totale dell’economia agricola causata dall’impossibilità per i nuovi piccoli proprietari di utilizzare mezzi agricoli adeguati, attuare investimenti aziendali ed altro. Il fallimento di tutte le aziende pubbliche determinò il blocco dell’economia. Una parte crescente di famiglie albanesi fu costretta ad abbandonare le campagne e a trasferirsi nelle città alla ricerca di un’occupazione, anche precaria, oppure costretta ad emigrare all’estero con mezzi di fortuna.

Il 1990 rappresenta l’anno zero dell’Albania.
La quasi totale assenza di una organizzazione statale e la scelta di un modello di sviluppo rigidamente liberista determinò uno scenario di sviluppo assolutamente inedito. Iniziò una fase di sviluppo dell’economia basata prevalentemente su iniziative private di piccola e piccolissima dimensione accompagnate da contributi di una certa importanza da pare di organismi internazionali e da investimenti di operatori privati occidentali ma anche provenienti da Turchia e altri paesi islamici. Le imprese italiane di diversa dimensione, comprese quelli individuali, sono arrivate a contare duemila unità. Per quanto riguardo l’utilizzo della risorsa suolo questo modello di sviluppo portò a non rispettare quasi mai i vincoli, pur esistenti, della città pianificata scegliendo quasi sempre forme totali o parziali di abusivismo, solo in parte ridotto negli ultimi anni.
L’utilizzo graduale di moderne forme di pianificazione sono state sperimentate e applicate sia grazie all’attività di diversi professionisti albanesi dotati di una preparazione all’estero che di importanti enti nordamericani ed europei operanti nel settore della pianificazione. Per iniziativa del  governo nazionale e della municipalità di Tirana hanno ottenuto incarichi di collaborazione, tra gli altri, la PADCO di Washington che ha realizzato un’importante studio per il Piano Strategico di Tirana, la GTZ di Francoforte, la Regional Consulting di Vienna, l’olandese IHS di Rotterdam  e Architecture Studio di Parigi.
Una fase di sviluppo economico che dura ormai da quasi venti anni (1990-2009) in molte parti del paese ha trasformato Tirana e i Comuni contermini in una realtà in forte crescita e di grande rilevanza nell’ambito dei Balcani.

Francesco Gastaldi, ricercatore confermato in Urbanistica (s.s.d. icar 21) presso la Facoltà di pianificazione del territorio dell’Università Iuav di Venezia. Insegna Analisi e rappresentazione del territorio e Nuovi orientamenti nella progettazione territoriale presso la stessa facoltà. Autore di articoli, saggi e pubblicazioni tra cui si segnala il volume: Francesco Gastaldi, Valeria Fedeli (a cura di), Pratiche strategiche di pianificazione, FrancoAngeli, Milano, 2004 sulle sperimentazioni di pianificazione strategica in Italia.


 

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