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EXPO: quale legacy per il futuro di Milano_Botto_Di Vita

EXPO:
quale legacy per il futuro di Milano

Isabella Susi Botto e Stefano Di Vita

A meno di un mese dalla conclusione dell'Expo 2015, si tratteggiano i primi bilanci, mentre restano aperte le questioni del riutilizzo del sito e di una legacy territoriale, materiale e immateriale, molto più estesa e articolata. Quotidianamente i media diffondono informazioni sull'andamento della manifestazione, sulle sue ricadute economiche e sulle prese di posizione relative al post-evento. Nel dibattito aperto, di particolare interesse è stata l'iniziativa "Expo: quale legacy per il futuro di Milano", organizzata al Politecnico di Milano lo scorso 5 ottobre: un dialogo tra Alessandro Balducci, ex pro-Rettore vicario dell'Ateneo e neo Assessore all'Urbanistica della Giunta milanese, e Giuseppe Sala, Commissario unico di Expo Milano 2015, con l'introduzione del Rettore Giovanni Azzone e la moderazione di Giangiacomo Schiavi del Corriere della Sera.



Unanime è stato l'entusiasmo per il successo di Expo, che ha portato a celebrare la capacità italiana di gestire grandi eventi (Azzone, Schiavi), lasciando sullo sfondo le criticità che hanno accompagnato la programmazione e la realizzazione della manifestazione. Nonostante i problemi trascorsi, il successo di pubblico di Expo ha certamente rappresentato uno scatto in avanti per la città e per il Paese (Schiavi), da assumere come un punto di partenza e da capitalizzare per il futuro (Azzone).
L'edizione milanese – di un format ottocentesco, che necessita di essere riformato – ha conseguito i risultati attesi, in numeri sia di Paesi partecipanti che di visitatori, grazie al gioco di squadra dell'organizzazione, che ha curato efficacemente tutti gli aspetti, dalla comunicazione alla sicurezza, alla pulizia e all'accoglienza. Il più importante punto di merito di Expo sta nel suo apprezzamento collettivo, ottenuto anche grazie ad alcune scelte di marketing quali l'apertura serale a prezzo ridotto. Le ricadute sul sistema economico locale sono evidenti: +60% di pernottamenti nelle strutture alberghiere, +30% di utilizzo delle carte di credito, +160% di traffico dati registrato dagli operatori telefonici. L'eredità dell'evento deve quindi riguardare anche il metodo di gestione (Sala).
Al di fuori del recinto, Expo ha investito luoghi e iniziative in tutta la città, modificandone le ordinarie "pulsazioni". In un contesto nazionale in difficoltà, Milano ha mostrato una rinnovata capacità di traino del Paese, che deve pertanto essere alimentata anche dopo la conclusione della manifestazione. Nel solco della tradizione milanese, i risultati dell'Expo sono il frutto di una casualità positiva – non pianificata – che ora, per essere valorizzata, necessita di convergere verso una visione comune (Azzone).

L'anello debole del processo rimane, a questo punto, il dopo Expo. La fase di avvio, con i conflitti di potere che l'hanno caratterizzata dopo l'assegnazione nel 2008, ne ha pesantemente segnato lo sviluppo, impedendo che si pensasse adeguatamente alla fase post-evento. A differenza di altre città (ad es., Lisbona con l'Expo 1998, o Londra con le Olimpiadi 2012), l'Expo di Milano non è stata colta come opportunità per promuovere estesi interventi di riqualificazione urbana. Negli ultimi anni, molte cose sono cambiate, ma l'ipoteca della sottovalutazione iniziale continua a pesare: le regole per il riuso del sito stabilite dall'Accordo di Programma del 2011 si riferiscono a condizioni di mercato immobiliare ormai superate e il bando del 2014 per l'individuazione di uno sviluppatore privato, definito in modo tradizionale e per una gestione unitaria dell'operazione, è andato deserto. Dopo questo fallimento, altri impedimenti si sono succeduti. La proposta di incaricare Politecnico e Università degli Studi del progetto di riuso è stata bloccata dall'Autorità Nazionale Anticorruzione per la sua inconciliabilità con il regime dei lavori pubblici.
La selezione bandita in seguito per la ricerca dell'advisor – assegnata per soli 39.000 euro – è apparsa poi inutile e quindi revocata. Nel frattempo, però, Expo ha aperto ed è diventata una piattaforma metropolitana ormai riconosciuta. Come già avvenuto per altre grandi trasformazioni urbane milanesi in cui le università hanno giocato un ruolo importante, l'interesse attualmente mostrato dall'Università Statale ha consentito di prefigurare una funzione trainante per il futuro del sito, rafforzando le altre recenti proposte: dal polo delle eccellenze alimentari indicato dal Ministro per le Politiche Agricole, Maurizio Martina, al parco tecnologico suggerito da Assolombarda (Balducci).
Ricordando che il dismantling va completato entro il prossimo maggio (Sala), viene precisato che soltanto dopo la definizione del destino delle aree e della governance decisionale si potrà realmente affrontare il tema delle riconversioni temporanee per il cosiddetto "fast post" (Balducci). Sulla questione della governance, in particolare, si condivide l'esigenza di un tempestivo e risolutivo intervento del Governo per dar ordine alle opportunità in campo in un processo decisionale semplificato e cooperativo, con Comune di Milano e Regione Lombardia. 
 


Come ricorda l'intervento di Piero Bassetti (Globus et Locus), la legacy dell'Expo non è però soltanto materiale, ma è (soprattutto) legata alla capitalizzazione del tema, in funzione del quale "estrarre una ragione di futuro per la città".
In questo senso, si richiama il valore del lavoro svolto nelle iniziative di accompagnamento e nelle scuole, nonché della Carta di Milano (Sala). Il tema di Expo ha inciso sullo sviluppo di nuove forme di cultura del cibo e di un rinnovato riconoscimento produttivo delle aree agricole della città, con iniziative di valorizzazione delle cascine, di distribuzione di prodotti a km zero, di diffusione dei mercati agricoli nei quartieri e di estensione dei contratti agrari sulle aree comunali, sullo sfondo di un PGT che ha introdotto una forte riduzione del consumo di suolo (Balducci).
Tra le proposte e le potenzialità per i prossimi anni, vengono richiamate l'iniziativa del Ministro Martina per un marchio dell'Italian Food e l'auspicabile coordinamento delle fiere italiane del settore, oggi frammentate e in competizione tra loro (Sala), nonché il corso di studi in Food Engineering recentemente promosso al Politecnico (Azzone). Da sviluppare anche il tema dell'acqua, storicamente identitario per la città, con una partita ancora aperta per realizzare a Milano un centro internazionale in materia (Sala). In tale prospettiva va inquadrato anche lo studio sulla riapertura dei Navigli, realizzato dal Politecnico su incarico del Comune, i cui aspetti finanziari sono tuttavia da approfondire (Balducci).

Expo e il fuori Expo hanno spostato la sensibilità della cultura locale dalla valorizzazione individuale e dello spazio privato, verso una dimensione collettiva espressa anche attraverso un rinnovato utilizzo dello spazio pubblico. La sfida del post evento deve essere inoltre colta in una dimensione metropolitana estesa, che capitalizzi la scoperta, avvenuta grazie alla localizzazione e all'accessibilità del sito espositivo, delle "centralità oltre le mura".
Le ottime prestazioni offerte dal passante ferroviario e, più in generale, dal trasporto pubblico hanno dimostrato come l'ossessione per nuove strade vada necessariamente rivista. La rapidità e l'efficienza degli spostamenti hanno contribuito a delineare una nuova geografia delle centralità urbane del territorio milanese, proiettato all'esterno dei confini amministrativi della città centrale. In un simile contesto, i grandi progetti non possono più essere affrontati come mere opportunità immobiliari riferite ai singoli recinti e il post-evento può diventare l'occasione per promuovere un primo progetto della Città Metropolitana, da sviluppare lungo la direttrice storica che si estende da Porta Nuova a Malpensa, rinnovandone la vocazione con nuove presenze del sistema universitario e delle imprese innovative (Balducci).


Isabella Susi Botto Città Metropolitana di Milano, Settore Pianificazione e Programmazione delle Infrastrutture |
Email: is.botto@cittametropolitana.milano.it
Stefano Di Vita Politecnico di Milano DAStU, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani | Email: stefano.divita@polimi.it


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