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Planum Magazine 07 | III Biennale Spazio Pubblico | Photo by N. Pezzoni | Poster

III BIENNALE SPAZIO PUBBLICO
Una molteplicità di linguaggi
con cui esplorare la città di tutti

Nausicaa Pezzoni

Avviata con un workshop inaugurale alla Casa dell'Architettura di Roma nel giugno 2014, la III Biennale dello Spazio Pubblico, organizzata dall'Istituto Nazionale di Urbanistica, si è compiuta con l'evento conclusivo del 21, 22 e 23 maggio 2015 nei locali della Facoltà di Architettura di Roma Tre all'ex Mattatoio di Testaccio.



Come nelle prime edizioni del 2011 e del 2013, la pluralità dei soggetti che hanno animato gli incontri, – esponenti di amministrazioni locali, Università, associazioni culturali, professionisti, imprese, organismi internazionali – insieme alla diversificazione dei modi in cui sono stati presentati i progetti e in cui si sono sviluppati i momenti di confronto, hanno dato vita a una manifestazione articolata e densa di suggestioni, dal punto di vista sia dei contenuti discussi nei diversi seminari e workshop sia delle forme in cui si sono svolti gli incontri.



Per tre giorni si sono susseguiti e sovrapposti dibattiti, presentazioni di libri e video, esposizioni di progetti, oltre alle sessioni plenarie che hanno aperto e concluso la Biennale, declinando nelle modalità definite da ciascun formato le grandi questioni che hanno tratteggiato il tema dello spazio pubblico dell'edizione 2015: la rigenerazione urbana, la strada, la città diseguale. Tre focus tematici scelti come linee guida delle discussioni all'interno dei workshop, ma anche come contenitori dei progetti presentati dalle amministrazioni per il concorso “Viaggio nei Comuni delle buone pratiche, presentato in apertura della Biennale con la premiazione dei progetti selezionati.



Scelta come nodo intorno a cui far dialogare “esperienze, riflessioni, indicazioni che sostengano la centralità degli spazi pubblici nei processi di rigenerazione verso città più belle, inclusive, giuste, sostenibili”, la rigenerazione urbana è stata trattata all'interno di discussioni di diversa natura che hanno accentuato di volta in volta aspetti come la fruizione pubblica degli spazi archeologici, il riuso di edifici dismessi, l'utilizzo sperimentale di mappe interattive, l'uso temporaneo degli spazi degradati delle città. Una declinazione prettamente ambientale del tema è stata sviluppata in un evento fuori Biennale presso la Casa dell'Architettura, con il Convegno “Consumo di suolo e dissesto idrogeologico” organizzato dal Dipartimento Progetto Sostenibile ed Efficienza Energetica dell'Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, in collaborazione con l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che si è svolto parallelamente ai workshop e alle tavole rotonde all'interno dell'ex Mattatoio. Tra i molti argomenti proposti in questa sede, gli orti urbani; i mercati rionali per l'integrazione di reti produttive artigianali e socio-culturali; la gestione partecipata dei beni comuni e la sharing economy; le città resilienti, gli spazi pubblici e i nuovi attori della rigenerazione urbana, seminario quest'ultimo organizzato in due successivi tavoli di discussione con numerose amministrazioni che hanno presentato strategie, piani e progetti insieme ai componenti della Commissione INU “Città resilienti motori di sviluppo”. Sulla rigenerazione urbana si è infine svolto un workshop internazionale dal titolo Public Space, Places and Practices of Everyday Life in cui venivano presentati gli esiti del primo anno di lavoro del progetto MaPS. Mastering Public Space, un percorso di approfondimento e scambio in vari contesti geografici sulle questioni economiche, politiche e sociali che intersecano il tema dello spazio pubblico [1], promosso da City Space Architecture.

La strada è stata individuata in questa Biennale come grande elemento connettivo dell'esperienza urbana: uno spazio da ripensare nelle sue molteplici funzioni non solo di mobilità e collegamento, ma anche di  incontro, socialità, comunicazione, ovvero nelle sue potenzialità di “invenzione espressiva ed esercizio dei diritti democratici”. I workshop che hanno scelto di confrontarsi con questo tema si sono incentrati su aspetti del progetto urbano in cui la strada assume il ruolo di catalizzatore di un ampio spettro di interventi: dai percorsi tematici a quelli pedonali nei centri storici ai 'paesaggi in linea' delle strade parco; dalle 'infrastrutture blu' dove le vie d'acqua urbane e gli alvei fluviali divengono risorsa progettuale per una nuova qualità paesaggistica dei tessuti urbani, alla strada come luogo di attraversamento ed esplorazione di forme d'arte pubblica, in cui le opere d'arte sono componente essenziale di itinerari paesaggistico-culturali che vedono il coinvolgimento diretto degli abitanti nella costruzione e allestimento dei percorsi stessi. Il tema della strada ha interessato inoltre due seminari internazionali, Streets and Public Spaces as Drivers of Urban Developement in Africa e Reclaim (or lose) the Streets: a different look of Public Space in Latin America, focalizzati il primo sulla presentazione di buone pratiche in alcuni Paesi africani, volte a fornire spunti e linee guida per il progetto di città 'inclusive, salubri, funzionali'; il secondo orientato a un ripensamento radicale del ruolo della strada come fattore di accessibilità dello spazio pubblico, in contrapposizione agli stereotipi comunemente applicati nei contesti urbani latino americani.

L'acutizzarsi delle diseguaglianze sociali e spaziali nelle aree urbane è il punto d'osservazione da cui hanno preso le mosse le discussioni intorno a una delle questioni cruciali dell'abitare contemporaneo: la profonda e crescente distanza fra “la città dei ricchi e la città dei poveri”. Il ridursi delle politiche di welfare insieme al continuo incremento dei flussi migratori da Paesi in conflitto o in condizioni di povertà estrema è il frame entro il quale sono confluiti dibattiti e laboratori orientati a esplorare strategie per lo più sperimentali di rigenerazione delle periferie urbane o di integrazione di spazi percepiti come marginali seppur collocati nel cuore delle città. Dalle esperienze di partecipazione di diverse categorie di abitanti, presentate in workshop come La città dei bambini e delle bambine o La città “uguale” è la città delle differenze su una progettualità 'al femminile' di una città accogliente per tutti, alla sicurezza intesa come spazio – non solo fisico - di inclusione (tema trattato in un seminario internazionale, Women and Youth for Inclusive, Safe and Accessible Public Space), la città diseguale è stata tratteggiata non tanto come luogo di conflitto quanto come un terreno fertile per proporre nuove forme di appartenenza da parte di una cittadinanza in divenire. Spazi pubblici come dispositivi di integrazione [2] è il titolo emblematico di un orientamento al progetto della città fortemente inclusivo di ogni differenza sociale e culturale, così come Sicurezza urbana e inclusione sociale [3] e Scuola e spazio pubblico interculturale [4] hanno definito workshop in cui gli obiettivi della coesione sociale e della rigenerazione di spazi 'a rischio' della città pubblica, quali carceri e scuole delle periferie urbane, non possono essere raggiunti che tramite approcci interdisciplinari “in grado di creare un collegamento virtuoso tra le realtà urbane della marginalità e l’operatività di enti e servizi del territorio”, e dove il cambiamento verso la multiculturalità venga colto, attraverso il coinvolgimento delle nuove popolazioni in progetti di riqualificazione e di 'appropriazione' dei territori abitati, come fattore di potenziale rinnovamento complessivo della città.



In chiusura della Biennale, Un-Habitat, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di insediamenti umani, ha lanciato in collaborazione con INU una guida – public space toolkit – con l'obiettivo di “dare alla Carta dello Spazio Pubblico una dimensione di operatività”: un testo a disposizione di governi e amministrazioni locali che si propone, in vista della Conferenza ONU Habitat III del 2016, di dimostrare il valore del coinvolgimento della società civile nel progetto e nella gestione dello spazio pubblico.

NOTE
[1] Il progetto MaPS è stato presentato, contestualmente al workshop della Biennale dello Spazio Pubblico, al MAXXI B.A.S.E. dove sono stati illustrati in un simposio e in una mostra i progetti elaborati dalle 25 città coinvolte.
[2] Il titolo completo del workshop è Spazi pubblici come dispositivi di integrazione. Politiche e progetti per le aree di edilizia pubblica.
[3] Workshop organizzato con Cittalia-ANCI.
[4] Workshop organizzato con il Ministero dell'Istruzione che ha riunito i rappresentanti delle otto scuole più multiculturali d'Italia.



Nausicaa Pezzoni
Laureata in architettura e dottore di ricerca in Governo e Progettazione del Territorio. Ha collaborato con diversi studi di architettura e urbanistica e con la pubblica amministrazione - in Regione Lombardia e in Provincia di Milano, ora Città metropolitana, dove attualmente lavora come pianificatore tecnico. Ha pubblicato il saggio La città sradicata. Geografie dell'abitare contemporaneo. I migranti mappano Milano (O barra O edizioni, 2013) oltre a numerosi articoli su riviste scientifiche nazionali e internazionali. Si occupa in particolare della ricerca di nuove forme di welfare per la città contemporanea, e della sperimentazione di metodi di lavoro multidisciplinari per rispondere alla domanda di abitabilità delle nuove popolazioni urbane.
Email: nausica.pezzoni@gmail.com


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